FESTIVAL DEL DIRITTO 2012 : LA GIUSTIZIA TRA VENDETTA E RICONCILIAZIONE
Il 28 settembre 2012, secondo giorno della kermesse piacentina più attesa, il Festival del diritto, tra la moltitudine di convegni che lo contraddistingue, nella Sala Teatini (ex chiesa di S.Vincenzo) alle 18:30 si è svolto un incontro intitolato : “ La giustizia tra vendetta e riconciliazione”.
All’incontro ha partecipato Adriano Prosperi – storico (uno dei più importanti esperti dell’inquisizione ndr) e professore emerito di Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa – introdotto dal giornalista del Corriere della Sera, Antonio Carioti. L’evento è stato incentrato sull’analisi di un concetto controverso e complesso : la Giustizia. La quale si esplica con l’esercizio della potestà punitiva, definita anche come “monopolio della violenza”, di cui è titolare una comunità politica, lo Stato, nato per evitare che i privati si “facciano giustizia da sé”.
L’azione penale è teleologicamente mossa alla ricerca di essa. La quale ancora oggi è prevalentemente intesa con una accezione retributiva : la sofferenza della pena deve retribuire la sofferenza cagionata dal reato. Idea dominate e centrale ancora oggi negli Stati Uniti, definita nell’incontro : un’idea di Giustizia Imperiale. Infatti l’America è storicamente nota per aver portato avanti azioni di guerra ovvero missioni che ebbero la pretesa di portare giustizia – una particolare visione della giustizia – in terra straniera.
Ma possiamo riscontrare pure l’idea retributiva della Giustizia, nell’Italia medioevale, nel Principe di N. Machiavelli; nella parte in cui prevede le tre soluzioni che si pongono dinanzi ad un Principe che sale al potere in una città divisa ( 1- L’eliminazione dell’avversario; 2- l’espulsione dell’avversario; 3-l’accordo di pace) e dove, Machiavelli, sconsiglia l’accordo perché il sangue versato lo renderebbe poco durevole a favore dell’eliminazione. Da qui l’idea della pena di morte.
Questa idea di Giustizia, intesa soprattutto come vendetta, è stata rifiutata dall’Europa in particola modo dalla cultura cristiana, impegnata a risolvere il dilemma di come trattare il nemico vinto. Nel mondo cattolico il connubio tra giustizia e guerra venne sancito dalla liceità dell’uccisione in guerra : la cosiddetta Guerra Difensiva (caso in cui anche i chierici potevano cagionare la morte dell’avversario in reazione ad un pericolo ndr ).
Nella tradizione cattolica la Giustizia è alternata dal perdono e dalla vendetta. Il perdono si ritrova soprattutto nel versetto finale del PATER NOSTER, nel quale si esplicava il precetto dell’ essere perdonati così come noi perdoniamo (dimitte nobis debita nostra,sicut et nos dimittimus debitoribus nostris). Ma in passato si sono riscontrati moltissimi casi di fedeli e di chierici che rifiutavano di recitare questo versetto perché accecati dall’odio e dall’incapacità del perdono.
Quest’elemento del perdono, finalizzato alla Riconciliazione, si ritrovava marcatamente nell’operato dei confratelli della Compagnia dei Bianchi della Giustizia che confortavano e confessavano i condannati a morte, disponevano i funerali e le messe di suffragio. Da qui l’idea centrale di una Giustizia Terrena che debba essere riflesso di una Giustizia Divina realizzata mediante la confessione, unico mezzo di legittimazione della morte e di salvezza del condannato che ottiene così il perdono dell’anima. Una specie di solidarietà nei confronti del condannato.
Un incontro prezioso, a cui ha partecipato anche lo stesso Responsabile scientifico del Festival, che ha arricchito la serie d’incontri che hanno contraddistinto la secondo giornata. Un analisi acuta dell’idea di giustizia e una puntuale riproposizione storica dell’evoluzione dell’idea di Giustizia nel mondo cattolico in pieno medioevo.