Equo Processo – Sentenza Franc v. Slovakia, 31 maggio 2012
Un caso di recidività di una Corte distrettuale che non riesce a contenere i tempi del processo, violando per più di due volte il diritto ad un equo processo di un cittadino slovacco.
IL CASO – Mr Jaroslav Franc è un cittadino slovacco che, nel settembre 1999, deposita un ricorso presso il Tribunale Košice, denunciando la distruzione dei beni coniugali.
Il processo subisce un effetto dilatorio che porterà il caso, sette anni dopo, dinanzi alla Corte costituzionale. La quale riscontra una violazione del diritto “ad un processo in un termine ragionevole” del ricorrente da parte del Tribunale distrettuale e per questa ragione concede al ricorrente : 60.000 corone
(1.600 EURO) come rimborso. Ordina, in fine, il riesame del caso in tempi ragionevoli.
Nel Gennaio 2010 la Corte Costituzionale ha valutato nuovamente lo stesso caso, riscontrando la medesima violazione nel periodo successivo alle sua prima pronuncia (Sentenza del 3 novembre 2006), e predispone un rimborso al richiedente di 1.500 EURO come soddisfacimento oltre a condannare il Tribunale al rimborso delle spese processuali e ad auspicare la riduzione dei ritardi da parte del Tribunale.
Nel marzo 2010 inizia per la terza e ultima volta il processo che, tra deposizioni di esperti, udienze, acquisizioni di ulteriori prove, si concluderà il 19 agosto 2011 con la rettifica della sentenza alle parti.
Il RICCORENTE – deposita un ricorso contro la Slovacchia alla Corte europea dei diritti dell’uomo, denunciando una presunta violazione dell’art 6 CEDU paragrafo 1.
Richiede, inoltre, 10.000 EURO a titolo di danno non patrimoniale e, ulteriori, 773,50 EURO per i costi e le spese processuali.
LA CORTE EDU – riunita in Terza Sezione, con sentenza emanata il 31 maggio 2012, dichiara ricevibile il ricorso riscontrando la violazione dell’art 6 CEDU paragrafo 1 (Diritto ad un equo processo). Condanna, inoltre, lo Stato convenuto al versamento di 2.500 EURO a titolo di danno non patrimoniale (ritenendo il richiedente già parzialmente risarcito dalle disposizioni delle sentenze della Corte Costituzionale).
Questa vicenda fa luce sull’incapacità di un Tribunale distrettuale di garantire lo svolgersi del processo in tempi ragionevoli. Questo comportamento, gravato dal ripetersi per ben due volte, sarà stigmatizzato oltre che dalla Corte Costituzionale anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. E si tratta solamente del primo grado!
Il sistema giudiziario italiano dovrebbe rifarsi di più alle norme sul giusto processo e in particolare al diritto ad un processo in un termine ragionevole…