Due sole sentenze quelle decise oggi – Giovedì 21 Novembre – dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Tra l’altro, con una inversione di rotta quanto ai risultati: tanto il Belgio quanto l’Ucraina sono non colpevoli. La Corte li ha sgravati dalle accuse di violazioni dei diritti umani, così come sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo.
I dubbi sul calciatore: dopo la storica Partita della Morte contro i nazisti, collaborò con la Gestapo?
C’è da esserne orgogliosi, certamente, se tuo padre era calciatore nella storica squadra Dynamo Kyïv quando, nel 1942, inferse una umiliante sconfitta ai nazisti, combattendo sul campo di calcio. È vero, ciò valse a molti calciatori la vita nei campi di concentramento, ma quale riscatto per un paese occupato e violentato! Ma i giornali possono turbare l’epicità del ricordo, e ricostruirlo in maniera diversa: il passaggio da prode calciatore a collaboratore della Gestapo non può essere indolore, e passa per molti processi, finanche a Strasburgo.
Questo è accaduto al ricorrente del caso Putistin v. Ukraine: il sign. Vladen Mikhaylovich è figlio dello celebre calciatore Mikhail Putistin che vestendo la maglia del club di Kiev ha partecipato al “Death Match” contro la squadra Flakelf, composta da militari della Luftwaffe. Il nome rievoca la sorte di 4 degli 8 calciatori ucraini, i quali al termine della partita vennero deportati e uccisi nei campi di concentramento o nel burrone di Babij Jar. Allora i giocatori della Dynamo Kyïv erano otto ed erano tutti prigionieri di guerra impiegati in un locale panificio. Le esigenze di propaganda indussero gli occupanti tedeschi ad organizzare una partita, il cui esito era già scritto: dovevano vincere i nazisti, a qualunque costo. Da qui minacce ai giocatori e scorrettezze nell’arbitraggio. Ma la vittoria dei nazisti non arrivò, né nella prima partita, conclusasi 5 ad 1, né nella seconda partita, nella quale i tedeschi volevano riscattarsi, conclusasi 5 a 3 con una sesta rete non segnata perché l’attaccante Klimenko, dribblati tutti gli avversari, compreso il portiere, si attestò sulla linea della porta avversaria per poi spazzare la palle verso il centrocampo. Un gesto reso poi famoso, anni dopo, da Maradona, ma che allora fu uno scempio ed un’oltraggio che condusse ad una violenta rappresaglia contro quei calciatori.
Nel 2001 si rievocano le vicende di quel tempo, ed alcuni giornali distinguono fra i calciatori: alcuni sarebbero stati deportati, altri uccisi, altri ancora avrebbero collaborato col nemico, nella Gestapo. Il ché non è soltanto un sospetto del nuovo millennio, ma una pista di indagine che, poco dopo la liberazione dai tedeschi, anche la polizia ucraina andò a percorrere, sulla base di molteplici indizi. Nessun processo però attestò la verità ed a oggi permangono solo le opinioni.
Il sign. Vladen Mikhaylovich chiede la rettifica di queste opinioni a molti giornali, e in particolare dell’articolo firmato da una giornalista del Komsomolska Pravda. Ma le sue richieste restano inascoltate. Nessuna rettifica e nessuno spiraglio dalla giustizia ucraina.
Case of | N.ricorso | I.L. | Descrizione | Petitum | Dispositivo |
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Bouyid v. Belgium | 23380/09 | 1 | Saïd e Mohamed Bouyid, fratelli di nazionalità belga, denunciano di essere stati schiaffeggiati dagli agenti della forza pubblica all’interno della stazione di polizia di Saint-Josse-ten-Noode, coi quali, già da prima dei fatti, non correva un buon rapporto | Articolo 3 | Parzialmente inammissibile Nessuna violazione dell’Articolo 3 - Divieto della tortura (art. 3 - trattamento degradante) |
Putistin v. Ukraine | 16882/03 | 2 | Vladlen Putistin è il figlio di un ex-giocatore della squadra di calcio Dynamo Kyiv. Nel 2001 il giornale Komsomolska Pravda rievoca, in un articolo, lo storico “Death Match” tra la squadra ucraina e la squadra tedesca Flakelf, composta da militari della Luftwaffe. Allora vinsero gli ucraini, nonostante l’arbitraggio filo-tedesco, ma ciò gli costo caro: vennero tutti sottoposti a violenze nei campi di concentramento, dove quattro di loro vennero giustiziati. Oggi il giornalista di Komsomolska Pravda riporta quei fatti, ma il figlio dell’ex-calciatore lo denuncia per diffamazione: avrebbe screditato il padre dipingendolo come un collaboratore della Gestapo. I giudici ucraini la pensano diversamente però: non c’è diffamazione perché il nome del calciatore non compare né nel testo dell’articolo né nelle note alle immagini. Oggi Vladlen Putistin decide di portare le proprie censure davanti al giudice europeo, sentendosi leso nei suoi diritti da quell’articolo. | Articolo 8 | Resto inammissibile Nessuna_violazione_dell’Articolo_8 - Diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8-1 - Rispetto della vita privata) |
Di seguito la rassegna delle sentenze pronunciate dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in data Giovedì 19 Novembre 2013, di cui, per ciascuna, si ripropongono:
- Case of – : la denominazione del caso e il link alla sentenza caricata sul sito http://hudoc.echr.coe.int ;
- N.ricorso : il numero di ricorso;
- Corte I.L. : l’Importance Level ;
- Descrizione : una breve esposizione dei fatti del caso, secondo le anticipazioni ufficiali pubblicate dalla Corte;
- Petitum : le richieste dei ricorrenti, secondo le anticipazioni ufficiali pubblicate dalla Corte;
- Dispositivo : l’esposizione sintetica del dispositivo, come risultante dalla sentenza pubblicata dalla Corte.
Le fonti delle informazioni riportate sono tutte ufficiali e consultabili in inglese/francese sui siti ufficiali della Corte EDU: http://www.echr.coe.int/ECHR/Homepage_EN e http://hudoc.echr.coe.int .