Conferenza per rapporto annuale della Corte EDU – 26 gennaio 2012
Da più di dieci anni a questa parte, la Corte Europea dei diritti dell’uomo, ogni anno, organizza una conferenza stampa per presentare le statistiche relative al lavoro svolto durante l’anno precedente. Il 26 gennaio 2012 a Strasburgo si è tenuta questa consueta conferenza, presieduta dal presidente Nicolas Bratza che ha fatto gli onori di casa non mancando però di sottolineare nel suo discorso parecchi punti e spunti di riflessione.
Tra le responsabilità riconosciute agli stati vi è anche quella di garantire per vegliare sul buon funzionamento della Corte stessa; troppo spesso, infatti, si verifica un fallimento della messa in atto delle sentenze emesse dalla Corte, per problemi strutturali dei paesi interessati, e di questo sono responsabili tutti i 47 paesi membri del Consiglio d’Europa che vi aderiscono.
Sono infatti 30.000 i casi ripetitivi pendenti dinanzi alla Corte Edu e questo dato rivela in maniera allarmante un continuo inadempimento nel porre rimedio ai problemi strutturali dei paesi interessati a livello nazionale nonché un inadempimento collettivo del processo di applicazione della Convenzione stessa.
Bratza ha inoltre sottolineato che “la Corte non necessita unicamente di un sostegno finanziario, risulta altresì fondamentale che la sua indipendenza e la sua autorità non vengano ridotte e che le critiche eventualmente formulate dagli Stati, anche se legittime, si basino su argomenti motivati piuttosto che su emozioni ed esagerazioni.”
LE STATISTICHE – Dopo il discorso di apertura sono stati affrontati i dati relativi all’operato della Corte, dati che mostrano un lavoro costante e continuo della Corte in tutto il 2011, anno in cui sono state definite 638 cause (numero in aumento di oltre il 10% rispetto all’anno precedente quando le cause erano state 574). Nel 2011 la Corte è stata adita con 688 nuove cause, un aumento significativo rispetto all’anno 2010 (631 cause promosse) e rappresenta, per il secondo anno consecutivo, il numero più elevato nella storia della Corte.
Altro record, se così si può definire, è quello che fa riferimento alle domande di pronuncia pregiudiziale. Il numero di cause pregiudiziali promosse quest’anno infatti è stato, per il terzo anno consecutivo, il più alto mai raggiunto e, rispetto all’anno 2009, in aumento di quasi il 41% (423 cause nel 2011 a fronte di 302 cause nel 2009).
Quanto alla durata dei procedimenti, i dati statistici sono, in linea generale, positivi quanto quelli dell’anno precedente. Per quanto riguarda i rinvii pregiudiziali, la durata media di trattazione ammonta a 16,4 mesi (contro 16 mesi nel 2010). Quanto ai ricorsi diretti e alle impugnazioni, nel 2011 la durata media di trattazione è stata rispettivamente di 20,2 mesi e di 15,4 mesi (contro 16,7 mesi e 14,3 mesi nel 2010).
Il 46,65% delle sentenze è stato classificato tra quelle di alta e media importanza (basti pensare che il 15,10% delle pronunce riguardava trattamenti disumani e degradanti e casi di tortura), ma ben 736 pronunce hanno riguardato casi ripetitivi. Tra questi il 33,72% delle sentenze verteva sull’ Art. 6 ossia sul diritto all’equo processo.
LO STATO PIU’ CITATO – Se andiamo ad analizzare i singoli stati (come si vede dal grafico), vediamo, che di 151.600 domande pendenti in materia di violazioni, circa il 26,6% fa riferimento alla Russia; l’Italia “pesa” solo del 9% e vanta un bronzo nel numero di ricorsi: vedremo ora di questi ricorsi quanti si tradurranno in condanne.
LO STATO PIU’ CONDANNATO – Se consideriamo le sentenze emesse dalla corte che accertano almeno una violazione della Convenzione, il primo posto di questo non orgoglioso podio va alla Turchia (159). Al secondo posto vi è la Russia (121), poi l’Ucraina (105), la Grecia (69), Romania (58) e Polonia (54).
ITALIA – Per quanto riguarda i dati italiani, dobbiamo premettere che non sono tanto positivi, nel senso che nell’ultimo anno il nostro paese ha scalato posizioni nella classifica (negativa) degli stati che hanno subito più ricorsi per la violazione dei diritti sanciti nella Convenzione.
L’Italia infatti è passata dal quinto al terzo posto e davanti a lei ha solo la Russia e la Turchia. Nel 2011, 4.733 ricorsi sono stati trasmessi a un giudice, 556 casi sono stati dichiarati irricevibili o cancellati dal ruolo.
Le sentenze rese nei confronti dell’Italia sono state 45: in 34 è stata condannata accertando con relativa sentenza almeno una violazione, in 3 nessuna violazione: sono state 16 le pronunce per la durata eccessiva dei processi e 13 per violazione del diritto di proprietà.
Altra “violazione ricorrente” è quella relativa al problema delle carceri; la maggior parte delle prigioni infatti non rispetta i criteri fissati dalla Corte sullo “spazio vitale” da concedere a chi sconta una pena detentiva. Analizzando le statistiche e conoscendo l’operato della Corte, dobbiamo rilevare che sebbene nella maggior parte dei casi, non si tratta delle violazioni più gravi dei diritti fondamentali è anche vero che un trend così negativo preoccupa molto la Corte dei diritti dell’Uomo.
Per questo motivo il presidente della Corte, Nicolas Bratza incontrerà il 3 e il 4 maggio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella speranza di avere un alleato autorevole nel sollecitare gli interventi legislativi utili a superare questa grave emergenza.
CONFERENZA DI BRIGHTON – La Corte sta anche studiando nuovi meccanismi che consentano di concentrarsi sui casi di maggior rilievo, senza essere sommersa da casi ripetitivi o irricevibili. Per questo motivo sono allo studio misure che vanno da una tassa sui ricorsi, alla “sanzione per chi sbaglia”.
Tutte queste misure saranno argomento di discussione durante la conferenza che si terrà a Brighton dal 18 al 20 aprile 2012.
IL rapporto annuale 2011 della Corte EDU è reperibile qui: Annual report 2011